critics+practices in contemporary architecture and spatial planning - critica, teoria e prassi in architettura e pianificazione urbana

giovedì 9 gennaio 2014

MAPPATURE SIMULTANEE

diagrammi di studio sul tema dello shifting (EL aprile 2006)
E' da un po' che non scrivo. Alcune cose urgenti per il 2014, occasioni (date un occhio a www.padovafirst.it e capirete).
Ma alcuni pensieri continuano a rifluire, quindi occorre fissarli qui... Mi sono chiesto recentemente se fosse possibile ricostruire una sovrapposizione di come i differenti gradi di residenzialità urbana vedono la città. E di lì (senza prendere la direzione poetica dell'autoritratto di Borges) capire se è possibile mappare la città, darne rappresentazione progettuale.

Prima di tutto, però, occorre partire dal livello più basso (e maggiormente determinante) del rapporto tra l'uomo e il mondo.

Il rapporto tra soggetto ed oggetto rappresenta appunto per molti versi una sintesi locale e sinestetica dell'interazione uomo/mondo. Se siamo animali la nostra finalità primaria è l'azione (ovviamente appiattendo tutta la soggettività a quella propensione vitale che la differenzia dagli altri regni). L'azione contribuisce a determinare anche le nostre finalità (quando vogliamo fare qualcosa valutiamo in anticipo difficoltà, strategie, obiettivi), e di conseguenza creiamo strumenti.
Il mondo degli oggetti (e l'insieme ristretto degli strumenti) è sempre stato sottoposto (con efficacia variabile, nelle epoche) all'azione e all'interpretazione da parte del soggetto. Il martello è nato per la mano, ma forse, al contempo, la mano ha perfezionato il suo funzionamento 'attorno' al martello. Ecco che mano/martello è una dualità che si determina reciprocamente. Non abbiamo mai compreso questa unità profonda fino a quando le due entità non hanno cominciato a entrare in frizione (e le sperimentazioni patafisiche hanno avuto il loro ruolo, ben prima della postmodernità e il suo atteggiamento pop).

Lo shifting è la formalizzazione di un rapporto dinamico tra soggetto e oggetto, ovvero cosa può generarsi nei significati e nelle rappresentazioni del mondo quando entrambi (soggetto e oggetto) divengono autoreferenziali (al punto che alcuni oggetti configurano il soggetto in modo unidirezionale).

Se il logos greco classico (dunque una visione del mondo come realizzazione parziale di un ordine immutabile e comprensibile in modo completo) imponeva una visione tassonomica, formale al mondo (con molti 'scarti', frammenti, incompiuti) lo shifting rimette in moto tutta la produzione di senso, dissolvendo ogni tassonomia in una rete dinamica di relazioni deboli, come si trattasse di una soluzione.



Se il dominio del logos aveva portato la matematica e le discipline scientifiche ad essere principali lettrici, interpreti e rappresentanti del mondo fisico, l'emergere dello shifting valorizza invece le letture dinamiche e le condensazioni puntuali, ovvero i processi creativi e le micronarrazioni locali.

Annotavo (ancora nell'aprile del 2006) alcune parole di Girard: 'dal punto di vista del desiderio mimetico l'individuo esiste: è colui che va contro la massa per motivi non legati agli aspetti negativi del desiderio mimetico. E' colui che è in grado di resistere all'unanimità della folla'. Girard sosteneva che la differenziazione tra un soggetto e un altro dipende da un continuo 'voler esser altro' (questo è il desiderio mimetico), ma oggi le occasioni di differenziazione si moltiplicano nella direzione di uno sgretolamento di paradigmi e sistemi di senso. 

La nostra civiltà è sempre stata una lotta tra opposizioni, siamo una cosa e vorremmo al contempo esserne un'altra. La cultura si genera nel mezzo, esplicitando i tentativi di equilibrio (che non sono verità, ma interpretazioni). Attualmente stiamo assistendo a qualcosa che supera i processi di formazione culturale 'tradizionali' (imitazione, opposizione, decostruzione, contaminazione, interazione). Lo avevo chiamato 'shifting' nel 2006, ma ora mi accorgo che quando non esiste distinguibilità tra soggetto e oggetto accade che non possono più esistere quei limiti strutturali (e culturali) che identificavano l'OPERA come sistema significante saturo e completo (dal punto di vista formale e logico, non certo di genere). 

In altri termini ci ritroviamo in un istante profondamente denso, all'interno del quale è sempre più difficile concretizzare apparati di lettura, perché sono in continua modificazione.

E' come l'esplosione di una stella in nana bianca, che lotta fino all'ultimo per mantenere la propria unità fino a collassare all'INTERNO. E le densità inimmaginabili forse rappresentano un ritorno alla caverna primordiale, e, di là, finalmente l'abbandono degli ultimi residui del platonismo, vero patrigno di di tutta la modernità passata. 
Tutto è illuminato, tutto è ombra. Questo (ancora una volta) è il simultaneo.
'Solo col tempo di conquista il tempo' TS Eliot 

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